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Sto cantando sotto la doccia una delle mie canzoni preferite dei Deep Purple, quando sento suonare il campanello di casa.
Momenti della vita in cui devi scegliere se andare ad aprire in desabillè, ancora insaponato, oppure far finta di niente e finire l’acuto con il microfono (il soffione della doccia) in mano.
Decido per la seconda ipotesi, ma non c’è nulla da fare, ormai il mio cervello è stato influenzato dal suono di questo campanello d’allarme, che resta ben acceso nella mia testa.
Il campanello suona di nuovo.
Non sono più “dentro” la canzone, la curiosità è troppa, anche se penso di no.
Quando la nostra mente si trova davanti ad un’informazione mancante, non può fare a meno di completarla. E un campanello che suona significa che qualcuno ci sta cercando.
E se fosse…?
No, è molto improbabile che sia una top model che si è persa e cerca riparo dalla pioggia inglese, queste cose succedono soltanto nei film.
Con tutta probabilità sarà il postino o qualche pubblicità.
Ma la statistica non riesce a soddisfare il cervello. Sapere che il 99% delle volte a suonare il campanello di casa mia sono stati postini e volantinisti, non basta.
La nostra mente non segue una logica aristotelica, una serie di leggi razionali rigide, non tiene conto di tutti i dati, ma prende le decisioni in base alle proprie esperienze, abitudini, motivazioni e credenze.
E allora, se nel 99% delle volte che il campanello ha suonato, non ho ricevuto grandi sorprese, perché non riuscivo a mettere a tacere la mia curiosità? Perché l’allarme che si è acceso nel cervello è più forte e più importante di qualsiasi altro segnale.
Il bisogno di colmare i dubbi e le informazioni incomplete è una spinta motivazionale eccezionale per il cervello.
Come finisce la storia?
Ho stabilito il record mondiale dei cento metri in accappatoio per niente. Chi ha suonato il campanello due volte, poi se n’è andato.
Cosa c’entra tutto questo con la frequenza di rimbalzo?
Te lo spiego subito: ecco quello che imparerai in questo post:
- Come sfruttare la suspense per non perdere utenti
- Un trucco per abbassare il Bounce Rate del tuo sito
- Come avere una frequenza di rimbalzo ideale grazie al Buddhismo
- Come evitare di perdere potenziali clienti grazie all’ansia
- Qual è la mia canzone preferita dei Deep Purple
Lo so che non vedi l’ora di sapere quale canzone stavo cantando sotto la doccia, ma dovrai aspettare ancora un po’, ti svelerò il segreto alla fine.
So che non te ne può fregare di meno, ma il tuo cervello si starà comunque arrovellando per completare questa mezza informazione. Ti ho lasciato un’affermazione a metà, sin dalla prima riga di questo post e te l’ho ripetuta. Ho acceso due volte un allarme (anche se insignificante) nella tua mente.
Ti ricorda qualcosa?
Certo: il campanello che suona due volte!
Io non sarò così cattivo da lasciarti senza una risposta e non devi farlo nemmeno tu con gli utenti del tuo sito!
Arriviamo al dunque: stiamo parlando di frequenza di rimbalzo, quella che in inglese si chiama bounce rate.
Qual è la frequenza di rimbalzo ideale?
Non certo quella di chi ha suonato al mio campanello! Un utente che entra nel tuo sito per due volte, ci rimane pochi secondi e se ne va, senza convertire la sua visita in niente, va ad aumentare il tuo bounce rate.
La frequenza di rimbalzo è alta quando molti utenti abbandonano il tuo sito: trattandosi infatti del rapporto tra il numero di persone che accedono alla tua pagina e quelle che l’abbandonano, se la percentuale è molto alta, ti si deve accendere un campanello d’allarme.
Ecco, fallo suonare e attivati, così il tuo cervello si sentirà obbligato a fare qualcosa per rimediare.
Non c’è una frequenza di rimbalzo ottimale, o meglio non ha senso analizzarla senza tenere conto di altri parametri. Se il tuo sito è costruito ad opera d’arte, gli utenti potrebbero trovare subito ciò che cercano ed ecco ottenuta una frequenza di rimbalzo alta.
Ma non è il tuo caso, scommetto…
Come diminuire la frequenza di rimbalzo?
Questo è il succo del discorso: il vero problema è non perdere utenti e aumentare il numero di utenti attivi sul sito, ovvero il numero di conversioni. In fin dei conti non si apre un blog o un sito se non per monetizzare, diciamoci la verità!
Se non hai ancora capito dove voglio andare a parare, adesso sarò più esplicito; incominciamo da…
Come sfruttare la suspense per non perdere utenti
Partiamo dal presupposto che la nostra mente, come ti ho già detto, non funziona secondo algoritmi rigidi e razionali. Dato che disponiamo di risorse limitate, il cervello segue delle euristiche, delle scorciatoie che ci permettono di massimizzare i risultati, ottenendo delle decisioni veloci e affidabili, anche se non sempre le migliori.
In poche parole è a causa di questo funzionamento che son uscito di corsa dalla doccia per andare a vedere chi fosse al citofono.
Io volevo soltanto finire la mia performance vocale, ma il cervello ha percepito il campanello come un’incertezza intollerabile, della serie “e se fosse…?”. Questo genere di informazioni incomplete (so che il campanello suona, ma non so chi è), funziona anche nel marketing.
Puoi sfruttarlo nei titoli dei tuoi post, creando un bisogno, un’esigenza momentanea nell’utente di rispondere ad una domanda che poni o a un’informazione che lasci volutamente a metà.
La suspense aiuta a vendere: un titolo come “Scandalo: nuda in diretta tv” ti porterebbe immediatamente a chiederti: “chi?!” e se la foto in evidenza mostrasse anch’essa un’informazione incompleta, magari solo le cosce di una donna o la faccia sconvolta di un presentatore, non resisteresti e leggeresti il post, magari rimanendo deluso se si trattava di un’esagerazione e si vedeva ben poco.
Se stai ancora aspettando che ti riveli la mia canzone preferita, quella che cantavo sotto la doccia, allora la suspense funziona!
Un trucco per abbassare il bounce rate del tuo sito
Il segreto sta nell’esperienza, nel vissuto dell’utente.
Chi entra nel tuo sito, con molta probabilità lo fa per un motivo preciso e se non hai sbagliato tutto, quel motivo coincide con quello che offri. Vendi soffioni per la doccia a forma di microfono?
Bene, forse io sono entrato nel tuo sito per cercarne uno, per sapere quanto costa e come comprarlo, oppure per sapere se vale la pena installarlo o come fare.
Hai suonato una prima volta al mio campanello creando un blog, ottimizzandolo in ottica SEO e seguendo tutti i consigli che hai trovato su Aida, la mia guida per svegliarti e incrementare le tue vendite.
Non ho risposto, allora c’hai provato con un post accattivante, ben bilanciato con long tail keyword e con un titolo che ha svegliato la mia curiosità. Non ho potuto fare a meno di leggerlo, ma poi sono rimbalzato via.
Proprio così, ho aumentato il bounce rate del tuo sito, la tua frequenza di rimbalzo.
Perché?
Molto probabilmente perché non ho trovato quello che volevo. Non è chiaro cosa offri o dove trovarlo, oppure come si fa per comprarlo.
Quale sarebbe il trucco per diminuire la tua frequenza di rimbalzo? Semplice, metti alla prova il tuo sito, fallo provare a qualcuno che non lo conosce, fallo provare a qualcuno che non ne capisce niente di computer e internet.
Se il tuo sito è dummy-proof, a prova di idiota, allora sei a cavallo!
Come avere una frequenza di rimbalzo ideale grazie al Buddhismo
Come hai visto non c’è una grande differenza tra i tuoi sforzi di emergere dalle paludi di internet e vendere i tuoi prodotti e quei due tentativi fatti da chi ha suonato al mio campanello. Se rinunci subito, ci sarà qualche utente che rimarrà deluso o seccato, in accappatoio.
Ecco che il Buddhismo può correre in tuo aiuto. Una delle pratiche più elevate e che caratterizzano il temperamento mite dei suoi religiosi è la compassione.
Buddha ha insegnato ad essere empatici e compassionevoli, cioè a mettersi nei panni degli altri e comprendere i loro bisogni, i loro problemi e le loro frustrazioni.
Questo è il punto! Devi conoscere i tuoi utenti! Se non aspetti che escano dalla doccia e rispondano al campanello, non saprai mai nulla di loro.
La mia triste storia può insegnarti qualcosa:
- Gli utenti hanno spesso altro da fare e non hanno tempo da perdere: non intralciare le loro navigazioni ma aiutali a trovare ciò che cercano subito
- Agli utenti piace essere attivi: non fare tutto tu, non riempirli del tuo egocentrismo, ma falli interagire, falli giocare, lasciali fare!
- Le convenzioni funzionano! Prendi spunto da i tuoi competitors di successo e cerca di migliorare l’esperienza dell’utente, non sconvolgerla!
- Se qualcosa non funziona, prima di tutto pensano che sia colpa loro. Risolvi tutti i problemi che possono incontrare nella navigazione!
- Sono di fretta: se la tua pagina si carica con la velocità di un 56k, non solo la lasceranno subito, ma non ci torneranno più.
Come evitare di perdere potenziali clienti grazie all’ansia
L’ansia ti aiuterà a migliorare!
La maggior parte delle persone che aprono un blog, lo abbandonano già dopo tre mesi.
La maggior parte delle persone, dopo aver costruito e messo a punto il blog, rimangono sul divano con birra e patatine ad aspettare che arrivino gli utenti.
Se rimani nella tua comfort zone, starai al riparo dall’ansia, ma anche dai guadagni e dal successo.
Proprio per questo dovrai alzare il culo e darti da fare! La comfort zone è quel rifugio mentale dove possiamo auto-compiacerci dell’inattività senza rischiare nulla.
Il rischio implica la possibilità di una perdita e questa incertezza, simile a quella che viene suscitata da un’informazione incompleta, genera ansia. Quell’ansia può trasformarsi in adrenalina e ricorda che solo quell’ansia può portare al successo!
Se sei arrivato fino a questo punto, forse vorrai sapere qual è la mia canzone preferita dei Deep Purple.
Te lo dirò nel prossimo post!
Scherzo, è Highway Star! :)