Questo articolo è stato pubblicato anche come email per la mia lista di iscritti.
Se vuoi unirti a noi (e imparare gratis la scrittura persuasiva)…
Basta cliccare qui.
Ho sempre invidiato chi legge il giornale.
Specialmente quelli di una certa età hanno una grande maestria nel girare le pagine senza che queste si sfaldino.
Io invece ho sempre avuto bisogno di un tavolino doppio del bar per stenderlo e quattro posaceneri per fermare gli angoli in caso di vento.
Poi ho smesso. Ho cominciato a sedermi vicino a quelli con i giornali e li leggevo mentre lo tenevano tra le mani. Spesso però non resistevo, venivo rapito dai titoli di testa e non riuscivo ad aspettare che girassero pagina!
Con certi titoli proprio non ce la si fa: vuoi sapere cosa viene dopo.
Nel tempo questa cosa non è cambiata e anche sui siti di tutti i generi il titolo (headline in inglese) gioca un ruolo centrale nella riuscita dell’articolo.
E come si riconosce un titolo efficace da uno poco riuscito?
Ecco che entrano in gioco le tecniche di comunicazione persuasiva!
Nell’era digitale, dai clic che riceve e dalla quantità di ‘condivisioni’ sui social network.
Ecco quindi che articoli come i seguenti, spopolano sul web:
“12 modi per dire basta ai kg di troppo”
“Falla impazzire con questa posizione”
“Cosa imparare dalla cacca” (eh sì)
Se vuoi un esempio di chi ha imparato l’arte dei titoli cliccabili e della comunicazione persuasiva, basta fare un giro sui siti di notizie.
Alla ricerca del clic: Dr Jekyll e Mr Hyde
Tutto questo però ha un lato negativo che risiede proprio nella voglia da parte delle testate di propagare l’articolo piuttosto che pensare alla qualità dei contenuti.
Tornando ai siti di notizie, capita spesso infatti che dopo essersi fatti convincere da tecniche di scrittura persuasiva ben applicate come una descrizione succulenta, l’articolo sappia di bruciato lasciando poco e niente in bocca. L’uso di un linguaggio persuasivo è importante ma anche i contenuti lo sono, quindi stai attento; ricordi che fine ha fatto chi gridava sempre ‘a lupo, a lupo’?
Titoli ottimizzati & Tecniche di Comunicazione Persuasiva
Se tutto ciò non bastasse, ecco arrivare Google e la voglia degli scrittori di apparire tra le prime posizioni dei motori di ricerca cercando di creare titoli incomprensibili per noi poveri umani ma apparentemente interessanti per i robot.
Ti svelo un segreto: abbiamo passato di gran lunga gli anni 2000 e titoli disegnati esclusivamente per i motori di ricerca non servono più.
Non solo, il titolo dell’articolo e quello per i motori di ricerca sono due cose ben distinte:
<h1> — Questa è la ‘tag’ html dedicata al titolo dell’articolo e deve essere ottimizzata con delle parole chiave ben precise, ma il suo scopo è quello di far arrivare il lettore al paragrafo successivo.
<title> — Questa invece si riferisce al titolo che apparirà sui risultati di Google, Bing ecc. una volta che l’utente avrà inserito una parola per cui avere delle risposte.
Lo scopo qui è diverso da quello dell’ H1; qui il titolo deve servire per guadagnarsi un clic!
La domanda è: “Si può fare contenti i nostri utenti e i motori di ricerca in modo da avere clic e visualizzazioni insieme?”
Certo che sì, ce lo dice la scienza!
Uno studio pubblicato sul The Journal of Experimental Psychology Applied, ha cercato di capire come differenti ‘titoli’ applicati allo stesso contenuto alterassero la percezione dei soggetti interpellati.
Alcuni titoli contraddicevano il contenuto, altri invece rinforzavano il messaggio.
Dopo aver chiesto alle persone cosa ricordassero dei contenuti, le statistiche mostravano come le intestazioni avessero alterato la loro percezione influendo anche sui particolari da loro ricordati.
I titoli generici, con pochi dettagli, hanno avuto un impatto minimo sui lettori mentre quelli focalizzati su un problema specifico analizzato nell’articolo sono riusciti a stravolgere il significato finale della lettura.
Nello studio si legge che un’intestazione dell’articolo che sottolineava i rischi dei cibi geneticamente modificati ha spinto i lettori a stimare costi più alti della sanità pubblica in confronto a chi aveva letto un titolo più generico.
Anche le opinioni sulle immagini mostrate contenenti persone sono state pesantemente alterate.
Ma questo è una cosa che sanno bene tutti i giornalisti; basta vedere come trattano la stessa notizia i quotidiani dei diversi schieramenti politici per notare come immagini e contenuti siano palesemente disegnati per muovere le coscienze dei lettori verso una decisione precisa.
Consiglio a questo punto un libro fantastico: Gli stregoni della notizia di Marcello Foa (Amazon) dove viene fatta un’analisi di come giornalisti e spin doctors usino le notizie per piantare un’idea specifica nelle menti dei lettori. Una panoramica sulle tecniche di comunicazione persuasiva da non perdere!
Stupendo e molto utile.
Ma torniamo a noi e al nostro marketing…
Come facciamo a farcire un titolo per ottenere il massimo risultato?
L’intestazione non è certo un paragrafo e quindi non puoi permetterti di essere prolisso.
In pochi caratteri devi perciò sottolineare il problema fondamentale che verrà poi sviluppato nell’articolo sottostante.
In poco più di 65 caratteri – messi a disposizione da Google – devi fare in modo di prendere clic, traffico organico da motori di ricerca e far sì che il lettore…legga.
Che stress!
Ecco quindi alcune cose da ricordare quando si creano i titoli o headlines:
1 – Avere chiaro dove verrà pubblicato il titolo
Il testo che stai scrivendo è per il tuo sito, per un messaggio pubblicitario o per postare su un social network? E tra questi ultimi, parliamo di Facebook, Twitter o altro? Anche questa scelta fa parte di una comunicazione persuasiva vincente.
In base al pubblico che hai davanti e alla piattaforma che usi, il titolo deve mantenere sì la sua struttura originale ma deve essere ottimizzato per lo scopo; specialmente quando ci troviamo davanti a caratteri limitati o un’audience distratto.
2 – Pensa al lettore
Chi legge viene prima di tutto, quindi se la tua headline è abbastanza lunga ma converte bene così com’è, focalizza la tua attenzione sui social network invece che su Google.
Se il titolo è intrigante e riesce a generare clic e condivisioni diventando virale beh, fregatene dei motori di ricerca.
3 – Focalizzati su un problema solo
Risolvere un unico problema è il punto chiave del copywriting ma anche una delle tecniche persuasive più potenti insieme all ‘effetto scarsità’.
“Cosa c’è per me nell’articolo?”
Nel titolo il lettore deve poter leggere il beneficio ultimo che potrà ricevere arrivando alla fine della lettura.
Se scrivi su come risparmiare benzina cambiando le abitudini di guida, sii specifico.
Esempio di copywriting persuasivo:
“Risparmia il 25% di benzina al mese con questo semplice trucco”
“Risparmia benzina cambiando come guidi”
Quale dei due articoli leggeresti? Quali delle due rappresenta una scrittura persuasiva?
N.B
Se non lo hai già fatto, ti consiglio di dare un’occhiata al mio corso gratis di copywriting sulla scrittura persuasiva. Da non perdere assolutamente!
Grandi notizie per chi usa Wordpress: Ho scovato un plugin che dà la possibilità di testare varie headline per lo stesso articolo tutto in maniera automatica e soprattutto gratis!
Il plugin è in grado di dirti quanti visitatori hanno visto i vari titoli impostati e quali tra questi ha una conversione maggiore in fatto di clic.
Se vuoi che i tuoi contenuti diventino virali, questo plugin è un must!
Si chiama Title Experiments Free e puoi scaricarlo direttamente dal sito di Wordpress. Serve per fare uno split test tra i titoli dei tuoi articoli. Quando fai uso di tecniche di scrittura persuasiva, hai bisogno di testare ogni singola parola; solo così avrai un impatto maggiore sui lettori e la loro psiche.
Non puoi pretendere che il lettore apprezzi il tuo scritto se prima non attiri la sua attenzione. L’abito fa il monaco e come! Ricordatelo la prossima volta che dovrai persuadere i tuoi utenti alla lettura.
Dimenticavo…
Hai mai riscritto un titolo per renderlo più efficace? Quali tecniche di comunicazione persuasiva hai utilizzato?
Condividi scrivendo un commento.