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Spero tu abbia letto bene: il backlink è morto, non l’SEO (Search Engine Optimisation).
Che le pratiche per l’ottimizzazione del proprio sito e quindi che l’SEO sia morto è totalmente falso.
Detto questo, procediamo…
Stai ancora cercando invano di trovare un modo per creare dei backlink per il tuo sito? Magari paghi qualcuno per fare questo lavoro? In molti si chiedono come fare link building, tuttavia si dimenticano che tanti anni sono passati e con loro, anche molte versioni dell’algoritmo di Google.
Fare link building è tempo sprecato. Ti spiego perché!
Google, in quanto motore di ricerca, ha un obiettivo solo: proporre agli utenti la risposta migliore alle domande che questi inseriscono.
I motivi sono vari ma il principale è il seguente: più gli utenti vengono soddisfatti nelle risposte, più tornano ad usare il motore di ricerca e quindi di conseguenza, aumenta anche la probabilità che Google possa mostrare loro i propri banner pubblicitari (senza contare che così facendo si possono raccogliere dati sui vari comportamenti degli utenti. Ma questa è un’altra storia).
L’algoritmo dietro al motore di ricerca di Mountain View viene continuamente modificato per migliorare il modo secondo cui vengono valutati i risultati.
Il focus è valutare Authority e Relevancy (Autorità e rilevanza) di un determinato sito web.
Ma come si fa oggi ad avere una strategia di link building vincente?
Nei primi anni 2000 c’è stato il boom del backlinking; ovvero la pratica secondo cui più avevi link provenienti da altri, più aumentava l’importanza del tuo sito.
Personalmente già da allora, se pur tecnica funzionante, avevo i miei dubbi che fosse la strada da intraprendere per sviluppare una strategia vincente a lungo termine per un website.
Poi Google ha incominciato a migliorare questo approccio dicendo che solo i link di un certo tipo andavano bene e che quelli dozzinali non sarebbero stati presi in considerazione. Ancora non si capisce se quelli proveniente dai social network contino – e quanto – o meno.
Oggi i link ancora contano qualcosa – altrimenti Google non limiterebbe la possibilità di visualizzare da quali siti arrivino i backlink o con quali parole chiave siano essi legati.
Comunque sia, tutto ciò è solo parte della storia.
La gente passa ore a seguire il blog di Matt Cutts (leader dello webspam team di Google) sperando di intravedere nelle sue dichiarazioni nuovi spiragli da poter sfruttare per avere un backlink facile (vedi guestpost).
Basta seguire le chimere! L’importante non è quello che Google dice ma quello che ti tiene nascosto.
Sarebbe molto più costruttivo fermarsi a riflettere: io per esempio ci vedo un’analogia tra come il Motore di Ricerca valuta i link e le relazioni umane.
Quindi mi pongo una domanda…
É meglio avere un amico solo come Obama (scegliete il vostro eroe preferito) o cento amici tutti terroristi?
Quale delle due amicizie è più facile da coltivare?
Questo vale anche per i backlink. Più è difficile creare una ‘connessione’ tra due siti più questa ha valore, specialmente se creata con uno come Obama :)
Ma avevi detto che il link building era morto
Ci stavo arrivando…
Infatti non credo sia fantascienza pensare che Google incominci a testare un algoritmo non più pesantemente poggiato sui backlink come fattore principale di giudizio.
Guarda per esempio la tecnologia di ricerca vocale di Google e come questa non si limiti solo alla risposta ma anche all’analisi semantica della frase.
Non potrebbe essere che lo stesso processo si possa usare anche per l’analisi di una pagina?
Capire quali frasi sono state utilizzate, quale senso abbia avuto una parola in prossimità di un’altra e così via, non è certo difficile.
Tutto questo non viene fuori da Matrix ma da una riflessione: come fa Google a sapere se alla parola ‘piselli’ ti debba mostrare legumi o falli di varie dimensioni e colori?
Come fa a capire di cosa parla un sito giudicandolo da un dominio? Una volta, per evitare errori di interpretazione come il seguente si metteva il trattino tra una parola e l’altra. Ora non serve più.
Esempio: AngeloSexChange.com vs AngelosExchange.com
Se un sito parla bene o male di noi, non basterebbe a far salire o scendere le nostre quote solo con l’analisi di chi scrivere l’articolo (authority) e di come lo scrive (relevancy)?
Ecco perché oggi più di ieri, a chi mi chiede quale software consiglierei per creare backlink o dove sia possibile averne di facili, io prima gli sputo in un occhio e poi gli consiglio di dedicarsi solo ed esclusivamente alla creazione di contenuti ottimi ed originali. (Scherzo riguardo lo sputacchio)
Se poi lo si vuole promuovere, come si faceva anni fa, si contattano potenziali clienti (leggi siti web) che potrebbero beneficiare dei nostri contenuti.
Levati quindi dalla testa i backlink per il solo obiettivo di salire le classifiche. Incomincia a vederli invece come ‘leads’ o ‘connessioni’ tra due entità.
Ed infine lascia perdere le singole parole chiave con cui ottimizzare il tuo sito web. Almeno che tu non le stia utilizzando per creare campagne PPC, quando si parla di SEO ed ottimizzazione ‘on page’ del proprio website, le keyword vanno prese non singolarmente ma per tematica e quindi sfruttando sinonimi, contrari e variabili con significato correlato.
Su questo Google è sempre stata chiara, doveva solo trovare un modo per tradurre tali idee in algoritmi e ci sta riuscendo piano piano.
Era inevitabile che finisse così. Fattene una ragione.
Cosa ne pensi a riguardo? Condividi la tua frustrazione.